III MONDIALITO ASSATA SHAKUR

Corriere Adriatico 28/08/2004

Il torneo, alla terza edizione, porta il nome della donna simbolo della lotto contro le divisioni

Cartellino rosso al razzismo

Calcio a cinque, sedici squadre si sfidano in nome di Assata Shakur


Sedici squadre. Due campi, quello di Monte Dago, presso la polisportiva Solidalea, e quello di via Ruggeri, al comitato Uisp. Un solo scopo. Vincere? No, mostrare il cartellino rosso al razzismo. E’ così che si presenta la terza edizione del Torneo antirazzista di calcio a cinque Assata Shakur, la donna di colore, simbolo vivente della lotta contro il razzismo, nata negli Usa il 16 luglio del '47 e attivista nel movimento delle Black Panthers negli anni 70 e 80 e attualmente esiliata a Cuba, che ad Ancona dà il nome all'associazione organizzatrice di questa manifestazione che da tre stagioni si ripete in città.


Quest'anno le squadre che si avvicenderanno sui campi saranno sedici, rappresentative delle comunità di immigrati presenti sul territorio anconetano e marchigiano in genere. A fianco delle due squadre cittadine: Ultras Ancona e Skizzati, il team del Perù, del Senegal, del Sudamerica, della Tunisia, del Camerun, del Bangladesch, della Romania, dell'Argentina, di Cuba, dell'Albania, della Bolivia, del Circolo Africa, del Centro islamico e della polisportiva Assata Shakur. Una competizione questa che è cominciata ieri sera alle 20 e 30 e che si concluderà domenica 26 settembre e che ha l'ambizione di andare al di là dell'agonismo sportivo. Ciò che è in gioco infatti non sembra tanto essere la conquista del gradino più alto del podio, quanto piuttosto il raggiungimento di una crescita culturale e sociale, non solo per i partecipanti, ma per l'intera città di Ancona. "Partendo da piccoli gesti come questi: una semplice partita di calcetto - spiega Roberto Grelloni, vicepresidente della polisportiva Solidalea - che si possono raggiungere degli obiettivi davvero importanti. Parlo di integrazione e di creazione di una società davvero multietnica e multiculturale. Ogni squadra porta in campo le proprie tradizioni e rende partecipi di queste tutte le altre".

Si abbattono così le barriere del razzismo, si dimenticano i colori di squadra e di pelle per un momento di unione di popoli, storie e costumi. Un'iniziativa che manifesta da sé il suo significato profondo e il valore che assume per le comunità di stranieri e per Ancona stessa, attraverso le proporzioni che ha assunto in questi ultimi tre anni, passando da appuntamento marginale, inserito all'interno di altre manifestazioni, a vero e proprio evento di fine estate. "All'inizio, quando prese il via il torneo nel 2001 - racconta la vice-presidente della polisportiva Assata Shakur, Antje Susanne Meissner, c'erano solo 4 squadre, ora invece sono molto numerose. Quest'anno abbiamo anche un quadrangolare per i bambini. Ma tenta altre sono le attività che la nostra polisportiva ha in programma. Penso alla festa multietnica che stiamo organizzando o alle creazione di una palestra popolare che abbia una tassa mensile di soli 5 euro".


E l'amministrazione comunale, attraverso le parole dell'assessore alla Sport Daniele Tagliacozzo, esprime tutto il suo sostegno non solo per il torneo, ma per la sfida antirazzista delle varie associazioni. "Una sfida che è abbracciata anche da Ancona pronta ad aprirsi ad una serie di confronti e di momenti di dialogo che portino ad un arricchimento culturale della città".

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